Sándor Márai, Le braci (Ungheria)

Sándor Márai, Le braci (tit. originale A gyertyák csonkig ékneg), Adelphi, Milano 1998. A cura di Marinella D’Alessandro. 181 pagine.

«Guardiamo in fondo ai nostri cuori: che cosa vi troviamo? Una passione che il tempo ha soltanto attutito senza riuscire a estinguerne le braci.»

Un libro sulla memoria, un libro sull’illusione, è stato detto. Entrambe vere. Aggiungo: un libro sulla passione, piuttosto forse che sul tradimento.

Henrik e Konrad sono amici da quando avevano 10 anni, si sono conosciuti al collegio militare e non si sono mai più lasciati. La loro è un’amicizia totale, sono quasi due fratelli, sono quasi due amanti, sono più che amici nel senso comune del termine. Sono due, ma sono una persona sola, pur con le loro diffirenze. Henrik e Konrad non si vedono da quarantuno anni, tanti quanti ne sono passati da quando Konrad è scappato senza lasciare tracce. Ora Konrad è tornato a Vienna, e vuole vedere Henrik. Henrik lo aspettava, e in un lunghissimo monologo gli dirà cosa pensa di lui, dell’amicizia, dell’amore, del tradimento, della passione.

La storia di Henrik è quella di una passione, che ora brucia lenta come brace. Alla soglia della morte, Henrik vuole sapere la verità, ma è anche indifferente. È cortese col suo ospite, più che arrabbiato. Dice di volere vendetta per quel duplice tradimento (il tradimento dell’amico e della moglie), ma parla in maniera tutto sommato posata, e quando Konrad rifiuta di rispondere alla sua domanda dice solo «Va bene».

Alcuni passi del monologo di Henrik mi hanno colpito molto sul piano personale, perciò se non vi scoccia ve ne parlerò brevemente. Henrik dice: «Non mi rendo conto che se qualcuno si ostina a mettere a nudo la propria anima, con una franchezza persino eccessiva, è forse per non dover parlare di qualcosa che ha un’importanza essenziale». Dice: «Solo più tardi ho compreso che se qualcuno si rifugia con tanta veemenza nella sincerità significa che ha paura: paura di ritrovarsi un giorno con la vita carica di segreti inconfessabili». Questo mi ha colpito molto perché, e qualcuno se ne avrà a male, ho vissuto tanti anni con una persona dalla sincerità estrema. Ho sempre detto a questa persona che era sincer* fino ad essere brutale. Ebbene, niente di più vero, forse quella sincerità così veemente nascondeva qualcosa che aveva un’importanza essenziale. Ma ora questo non ha più alcuna importanza, mi ha solo colpito la coincidenza di trovare scritto esattamente quello che pensavo. Finisce qui la mia parentesi personale.

Come al solito, qualche spunto per approfondire:

* Sándor Márai su Wikipedia
* Il libro (con risvolto) sul sito di Adelphi
* Una recensione incentrata sulla memoria
* Una recensione incentrata sull’illusione

Recensione di Sonnenbarke.

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